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La scelta è tua!

Synthetic or Nature based fibers

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In un mondo in cui siamo bombardati da informazioni, anche solo visuali e della durata di pochi secondi, raramente assumiamo un ruolo attivo nei confronti della moltitudine di contenuti disponibili nel web.

Non ci prendiamo qualche minuto per informarci a dovere nemmeno nel momento in cui dobbiamo spendere dei soldi, in modo da dare valore a questo denaro che comunque ci è costato tempo della nostra vita per essere nella nostra disponibilità ora. Spendere soldi in qualcosa il cui prezzo non rispecchia un valore intrinseco è un po’ buttare via i soldi, no?

Poi qua si rispetta ogni scelta e, nell’ottica di quel che andremo a discutere a breve, accettiamo anche che una maglietta sia giudicata un buon acquisto anche – o soprattutto – per il logo che porta ben stampato sul petto. Non condividiamo questa posizione ma è lecita.

Il fatto è che se stai leggendo questo post è perché ti ci ha portato una navigazione online che presuppone che tu sia una persona per la quale la qualità della famosa maglietta di cui sopra non è da attribuire al marchio, o non solo.

Lasciamo stare qua il discorso del Made in Italy e di ciò che implica delocalizzare la produzione in nazioni con basso costo della manodopera (e ancor minori tutele per ambiente e lavoratori) – anche se, a conclusione di quanto segue, una precisazione su questo punto va comunque fatta.

In questa occasione si vuole solo ragionare di materiali, anche se molto rapidamente…e neanche di tutti i materiali.
Di che cosa parliamo quando si tratta di andare un minimo nel dettaglio di quelle che sono le fibre tessili che più spesso vengono utilizzate nell’abbigliamento?

In sostanza: cosa ci ritroviamo a contatto con la pelle quando indossiamo l’una o l’altra maglietta?
Perché la pelle non è uno “strato” inerte e impermeabile che fa da barriera tra l’ambiente esterno e i nostri organi, è essa stessa un organo ed è l’organo più esteso che abbiamo nel nostro corpo, e ci sembra cosa saggia avere cura del proprio corpo.

Questa non vuole essere una trattazione esaustiva di tutte le fibre tessili sintetiche, artificiali e naturali, ma un esempio di quanto possano essere davvero mondi diversi due T-Shirt se valutate dal punto di vista della composizione in etichetta.

Le fibre che conosciamo bene noi di CAMCO sono la lana e il lyocell.

Piccola nota: la nostra lana è lana merino extrafine, biologica certificata Gots e mulesing-free, mentre il nostro lyocell è il TENCEL™ di Lenzing AG, ma in etichetta, da normativa, va riportato solamente il nome della fibra generica.

La lana è una fibra naturale e biodegradabile, il lyocell è una fibra artificiale, ovvero le fibre tessili sono ottenute, attraverso processi industriali, a partire da materie prime naturali.

Nel caso del TENCEL™ i processi produttivi sono altamente sostenibili (riciclo e riutilizzo per oltre il 99% dei solventi organici di processo) e la materia prima è il legno di foreste gestite sostenibilmente – il processo produttivo di Lenzing AG è stato premiato dalla Commissione Europea per la sua sostenibilità. Il TENCEL™ è biodegradabile e compostabile.

Camco Composition label

Le fibre che conosciamo bene noi di CAMCO sono la lana e il lyocell.

Piccola nota: la nostra lana è lana merino extrafine, biologica certificata Gots e mulesing-free, mentre il nostro lyocell è il TENCEL™ di Lenzing AG, ma in etichetta, da normativa, va riportato solamente il nome della fibra generica.

La lana è una fibra naturale e biodegradabile, il lyocell è una fibra artificiale, ovvero le fibre tessili sono ottenute, attraverso processi industriali, a partire da materie prime naturali.

Nel caso del TENCEL™ i processi produttivi sono altamente sostenibili (riciclo e riutilizzo per oltre il 99% dei solventi organici di processo) e la materia prima è il legno di foreste gestite sostenibilmente – il processo produttivo di Lenzing AG è stato premiato dalla Commissione Europea per la sua sostenibilità. Il TENCEL™ è biodegradabile e compostabile.

Camco Composition label

Come CAMCO abbiamo deciso di offrire prodotti con una forte vocazione all’utilizzo per il tempo libero, l’attività sportiva e più in generale a vestire chi vive una vita dinamica e attiva: siamo CAMCO Activewear.

In questa nicchia di mercato a farla da padrone sono le fibre sintetiche. Da utilizzatore storico di prodotti sportivi in fibre sintetiche ho sempre apprezzato la resistenza, la tenuta delle forme e la rapidità di asciugatura dei prodotti fabbricati con queste fibre. Svantaggi evidenti sono la non-traspirabilità e la facilità con cui si sviluppano odori quando si suda. Comunque non mi ero mai posto troppe domande su cosa ci fosse alla base della produzione di questi materiali e quando l’ho fatto…ho deciso di fondare CAMCO.

Il 50% di tutte le fibre tessili (non solo di quelle sintetiche, di tutte) è il poliestere.

Basta una rapida ricerca su una decina di siti per capire molto di questo materiale, con il grado di approfondimento che si desidera – le informazioni sono là nel web, a disposizione di chi le voglia cercare. Lasciando stare la storia del materiale, i processi produttivi, le formule chimiche e via dicendo, la cosa più importante è: se indossiamo poliestere mettiamo a contatto con la nostra pelle un derivato della lavorazione del petrolio.

Stesso discorso vale per la poliammide (Nylon), mentre se indossiamo capi in acrilico stiamo mettendo a contatto con la pelle un materiale che per essere denominato tale deve avere almeno l’85% di acrilonitrile, che se può darvi più conforto possiamo anche chiamare “cianuro di vinile”, un liquido incolore, molto tossico, ottenuto per ossidazione del propilene in presenza di ammoniaca.

Queste sono le conclusioni a cui sono arrivato leggendo da più fonti per ogni materiale, se fossi stato impreciso su qualche punto, correggetemi pure…ma quel che posso dire con fondata certezza è che si parla di materiali, alla base di queste fibre, che sono sostanze che nella vita di tutti i giorni cerchiamo di tenere a debita distanza.

Il problema è che noi assumiamo sostanze anche attraverso la pelle, come assumiamo sostanze con l’alimentazione o la respirazione.

Oil

L’immagine di apertura di questo post vuole proprio stimolare la riflessione su questo punto:

molto probabilmente vi sentireste a vostro agio e in un contesto piacevole se vi ritrovaste a camminare in un prato con pecore al pascolo e circondato da alberi …è quella che chiamiamo “natura” e nessuno ha paura di venire a contatto con un albero o teme una pecora e la sua lana.

Il petrolio invece ci genera disagio anche solo alla vista, con quell’aspetto oleoso e il colore nero, e il contatto accidentale con esso ci spingere a cercare il modo più rapido per togliercelo dalla pelle e non saremmo a nostro agio a camminare su una spiaggia contaminata da uno sversamento a mare di petrolio. Però ci vestiamo di poliestere, poliammide, ecc ecc…

In tutto questo non abbiamo tirato nel discorso i processi produttivi e dove questi avvengano.

Anche le fibre naturali e artificiali subiscono processi chimici, pur non essendo esse stesse prodotti chimici di sintesi, ed è per questo importante porre attenzione alle certificazioni che garantiscano che le sostanze utilizzate nelle lavorazioni non si riversino in fiumi, laghi o in atmosfera. Scegliere il Made in Italy, o made in UE, garantisce che la produzione rispetti la regolamentazione REACH, mentre per i prodotti importati questa regolamentazione si riferisce alla presenza residuale di sostanze chimiche sui prodotti stessi (ovviamente regolamentata anche per le produzioni europee), ma non può ovviamente imporre regole sull’utilizzo di queste nei processi produttivi al di fuori dei confini dell’UE o come vengano smaltite. Prodotti certificati biologici o ottenuti con processi altamente sostenibili inoltre incorporano qualità che dovremmo sempre ricercare e pesare con la giusta importanza nel giudizio complessivo su quello che andiamo ad aggiungere al carrello.

Volendosi del bene e volendo del bene al pianeta è allora buona cosa prestare attenzione alle materie prime, al luogo di produzione e alle certificazioni.

CAMCO utilizza solamente fibre di lyocell, prodotte in Austria da Lenzing AG con un processo altamente sostenibile, e lana merino argentina extrafine, biologica certificata GOTS e mulesing-free.

Tutti i processi produttivi, che portano il filato ad essere un capo indossabile, avvengono in Italia.
Di produzione italiana sono anche l’elastico dei pantaloncini (con il 91% di poliestere riciclato – unico componente sintetico dei nostri prodotti, inglobato in una coulisse dello stesso tessuto dei capi), i cartellini su carta certificata FSC, le scatole senza collanti completamente riciclabili, le buste in LDPE riciclato e riciclabile.

Produciamo con materie prime naturali e di origine naturale. Tessitura, purgatura, tintura, finissaggio e confezione avvengono in Italia e sono prodotti in Italia anche tutti gli accessori e imballaggi.

Dando il giusto peso a materiali, processi produttivi e localizzazione della produzione…cosa è caro? Una maglietta nei materiali che usiamo noi, prodotta in Italia, o una maglietta la cui composizione è qualcosa di chimico, facilmente derivante dal petrolio, e prodotta in Paesi a basso costo – e tutele – del lavoro e scarsa attenzione all’ambiente, venduta più o meno allo stesso prezzo?

La domanda più corretta è: per quale prodotto il prezzo rispecchia il valore?

La risposta consapevole prevede un coscienzioso processo di reperimento delle informazioni, che è poi un qualcosa di facile e veloce.

Viviamo nell’era dell’informazione, l’ignoranza è una scelta.

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